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Stephenson caratterizza il Metaverso come un’immensa sfera nera di 65536 km (216) di circonferenza, tagliata in due all’altezza dell’equatore da una strada percorribile anche su di una monorotaia con 256 (28) stazioni, ognuna a 256 km di distanza. Su questa sfera ogni persona può realizzare in 3D ciò che desidera, negozi, uffici, nightclub e altro, il tutto potenzialmente visitabile dagli utenti.
Quella di Stephenson è una visione futuristica dell’internet moderna, frequentata dalle fasce della popolazione medio alte, dove la differenza tra le classi sociali è rappresentata dalla risoluzione del proprio avatar (da quelli in bianco e nero dei terminali pubblici, a quelli in 3D dei ricchi), e dalla possibilità di accedere a luoghi esclusivi (come ad esempio il Sole Nero).
Esempi concreti di metaverso sono considerati i giochi MMORPG, la piattaforma di mondi virtuali Second Life (che, nata nel 2003, viene descritta come il primo metaverso)[8] o Active Worlds.[9][10] Nel metaverso che si va delineando, anche grazie all’ingresso di diversi colossi tecnologici, un ruolo fondamentale lo avranno i creators che ideeranno e realizzeranno digitalmente quello che oggi viene fabbricato fisicamente. Da televisori a computer, tutti i dispositivi utilizzabili nel mondo virtuale avranno processori all’avanguardia e funzioni avanzate. Saranno beni unici, come sottolinea Giovanni Villino nel suo libro “Giornalisti nel Metaverso”, con un costo e un valore, grazie alla tecnologia degli Nft.[11]